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MaRe
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1062 Messaggi |
Inserito il - 22/01/2014 : 18:49:22
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Buonasera cari membri del forum! Vi scrivo perché ho bisogno di una mano da parte vostra. Vorrei qualche informazione sulla vita a Monteparano negli anni '20,'30 e '40 del '900. Sulla vita dei contadini, le case, le abitudini, le personalità dell'epoca.. Ho cercato qualcosa nei libri della Musardo Talò, ma purtroppo non parla della vita della popolazione che in qualche accenno.. Spero che qualcuno mi possa aiutare. Se tutto andrà bene, il mio progetto potrà in parte mostrare un po' del nostro bel paese.. Grazie in anticipo!
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http://www.youtube.com/watch?v=vuKygsysaJM&feature=related Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle. (Albus Silente) |
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enter
Utente Super
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
5585 Messaggi |
Inserito il - 23/01/2014 : 06:25:50
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Così all'istante mi viene da suggerirti di parlare con "Nunziata",la centenaria che vive in via Madonna della Camera,anche Ciro il Grande potrà esserti di aiuto. |
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killer44
Utente Super
2824 Messaggi |
Inserito il - 23/01/2014 : 20:54:25
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| enter ha scritto:
Così all'istante mi viene da suggerirti di parlare con "Nunziata",la centenaria che vive in via Madonna della Camera,anche Ciro il Grande potrà esserti di aiuto.
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....che tra le altre cose dovrebbero essere "mezzi" parenti |
Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.
Nietzsche |
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ciro il grande
Utente Attivo
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
785 Messaggi |
Inserito il - 24/01/2014 : 18:49:57
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Più che mezzi parenti… è mia zia, avendo sposato il fratello di mia nonna Cosimo Mariella. Per avermi tirato in causa, ma non più di tanto, essendo io nato nel 1939, tenterò di dire qualcosa relativamente agli anni '40 e su di lì.
Devo dire, e la storia del nostro paese lo conferma, che nell'immediato dopoguerra la popolazione lavorativa monteparanese era, al 90%, dedita all'agricoltura. Un 5% all'edilizia e all'artigianato e il restante 5% alle dipendenze dello stato (arsenale, forze armate, polizia e carabinieri). Di falegnami ne ricordo 3: mestr'Angelo Sinisi, con bottega in Piazza dove ora sorge il negozio di Mimmo Cervellera; mestru Giuvanni Blasi, dove son stato “a bottega" anche io, in via 24 Maggio, dove ora abita Michele Birardi; Ciccillo Lotta in via San Nicola. Di fabbri ricordo la “firraria” di Biagio Loscialpo, con bottega dove ora sorge il B&B di Lacava Maria; Raffaele Semeraro, con bottega in via Rocca dove ora abita Santo Spinelli.
Quel 90% dedito all'agricoltura era suddiviso per circa un 70% come agricoltore di un fondo proprio, quindi imprenditore e il restante 30% come bracciante agricolo, quindi ingaggiato seralmente, all'incrocio di via 24 Maggio con via Roma, alla “chiazzodda”, per intenderci, per la giornata successiva.
Questi ultimi, ma anche i primi, partivano la mattina all'alba “culla visazza”, sorta di tela tessuta “allu tularu” con cotone robusto e grossolano e due capienti tasche alle estremità, su di una spalla e lo strumento di lavoro (zappa, ruezzulu, mannara, picu o serra), sull'altra. Nelle tasche della “visazza” venivano poste le scarne vivande “pi lu ngignaturu” (colazione preparata con mezza pagnotta di pane casereccio, scavata della mollica per ricavarne un piccolo deposito nel quale si mettevano “le fave e fogghie”, li piparuli, li fasuli, li ciciri e quant'altro rimasto dall'unico pranzo/cena del giorno prima), un'eventuale bottiglietta di vino e “lu vumbili ti l'acqua”. La scena madre veniva recitata a fine giornata che, di solito, era stabilita, per l'inverno intorno alle ore 15 e l'estate alle ore 19. Vigeva l'usanza che coloro che lavoravano nei campi più lontani lasciavano il lavoro quasi 10 minuti primi e, strada facendo, mano a mano, raccoglievano gli altri braccianti e si formavano delle “processioni” fino all'arrivo in paese. Questa scenetta veniva praticata su ogni contrada (palummara, mancini, asca, santitimitri, camera, sierru, barbuzzi, mamore e qualche altra minore) con eventuali canti e parlottii, qualche “raiamientu” o innocenti sfottii. Ve lo immaginate quando, quasi tutti insieme, arrivavano in paese in una specie di festa e noi ragazzini andare incontro ai nostri genitori e condurli a casa, mano nella mano, per il pranzo/cena serale.
Il paese si animava, il profumo della pasta fatta in casa (chiancaredde, cavatieddi, firicieddi, laina) inondava le strade del paese, “l'ardore ti li fave e fogghie” ti “traseva” nelle narici e ti rimaneva nella mente, le fritture “ti li piparuli e ti li purpietti t'ovi scazzicavunu l'appititu puru alli muerti”, “cu la fami ca girava casa pi casa, cu nui vagnuni, alla scazata e li cazuni curti, cu l'attani cu li rrobbi ripizzati e li posci vacanti”. Ce tiempi, vagne'!
Le nostre case consistevano, quasi sempre, in un corridoio, lungo e stretto, sul quale si aprivano i varchi che davano alle stanze, chiusi da tende, perchè le porte in legno avevano un costo e, in fondo, la cucina e la stalla per l'aiutante di campo; in ordine di ricchezza: il cavallo, il mulo o, quasi sempre, “la ciuccia”. La stalla fungeva anche, non trasalite, da gabinetto, dove i bisogni venivano espletati sulla lettiera di paglia “ ti la vèstia” per essere poi portati, con una pala, “allu rummatu” in fondo all'orto. Per lavarsi si usava “lu vacile” (bacinella) e la “vucala” riempita alla fontanina pubblica, se c'era, o al pozzo comunale (ce ne era uno in piazza, dove ora si trova il monumento ai caduti, chiamato “ngruengu”). Per il bagno si usava una tinozza di legno, la “crascta” o “lu limmu”, queste ultime di terracotta. Del bidet, nenche a parlarne: un illustre sconosciuto. Io ne ho saputo l'esistenza alla fine degli anni '50. Non ridete, fanciulle!
Per le personalità dovrò necessariamente essere deludente: non ve ne sono state, relativamente agli anni di cui stiamo parlando. Ammenocchè non si vogliano ritenere personaggi famosi i sindaci e podestà che si sono susseguiti negli anni. Ma hanno svolto un ruolo di ordinaria amministrazione. Degli anni che hanno preceduto la mia nascita non posso che parlarne per sentito dire, mai per testimonianza vissuta.
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Ciro il grande |
Modificato da - ciro il grande in data 06/02/2014 18:42:52 |
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MaRe
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1062 Messaggi |
Inserito il - 26/01/2014 : 00:09:13
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Grazie mille Ciro.. sei stato davvero utile! Per quanto riguarda gli anni precedenti, vedrò di basarmi in parte su quello che hai raccontato tu e lavorando un po' di fantasia |
http://www.youtube.com/watch?v=vuKygsysaJM&feature=related Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle. (Albus Silente) |
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silverfox
Utente Medio
437 Messaggi |
Inserito il - 27/01/2014 : 14:58:53
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... dai racconti di mio nonno, nato nel 1912, posso dirti un paio di aneddoti. tipo che lui e i suoi coetanei, da piccoli andavano a "caccia" di passerotti, e loro uova sui nidi che gli stessi facevano dietro le statue della facciata della chiesa (san francesco e sant'antonio) inoltre, non so perchè, la statua di san francesco era la più bersagliata , con le fionde, infatti se noti è molto più ammaccato san francesco che sant'antonio. inoltre sempre perchè andavano a caccia dei passerotti, riuscivano ad arrivare sin sopra la torre d'ayala, e non poche erano le "mazziate" che si beccavano
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MaRe
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1062 Messaggi |
Inserito il - 06/02/2014 : 13:35:12
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Grazie mille anche a te silverfox! Tutte le informazioni sono ben accette.. |
http://www.youtube.com/watch?v=vuKygsysaJM&feature=related Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle. (Albus Silente) |
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Enjoy
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1108 Messaggi |
Inserito il - 06/02/2014 : 14:42:33
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Mi sono sempre chiesto come facessero a conservare il latte, per esempio, quando non c'erano frigoriferi. Semplicemente NON lo conservavano. C'era il pastore che andava in giro per il paese, ogni giorno, con una pecora, e quando la gente lo sentiva passare, usciva di casa per comprare il latte. Non so se mi spiego. Mungevano pecore per strada.
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"Bisogna diventare indifferenti, senza mai chiedersi se la verità sia utile o fatale per qualcuno..." F. Nietzsche
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ciro il grande
Utente Attivo
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
785 Messaggi |
Inserito il - 06/02/2014 : 18:34:52
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Enjoy, sei stato leggermente impreciso: intorno alle diciassette/diciotto di ogni sera girava il pastore, non con una pecora (ma capra), e con parte della "morra" (gregge) e portava 3 misurini di lamierino (100, 250 e 500 ml) per esaudire le richieste di coloro che volevano il latte. Ovviamente, le capre che erano portate in giro, erano quelle che non avevano capretti da sfamare. |
Ciro il grande |
Modificato da - ciro il grande in data 06/02/2014 18:35:57 |
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Enjoy
Utente Master
Regione: Puglia
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Città: Monteparano
1108 Messaggi |
Inserito il - 06/02/2014 : 22:23:00
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Grazie per la precisazione. :-) |
"Bisogna diventare indifferenti, senza mai chiedersi se la verità sia utile o fatale per qualcuno..." F. Nietzsche
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silverfox
Utente Medio
437 Messaggi |
Inserito il - 10/02/2014 : 10:53:11
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non solo il pastore girava per il paese, ma li dove oggi c'è casa di lacava, angolo via santa maria di camere con via rocca, c'è una piccola casa che aveva un atrio, orticello sul retro (verso la scuola) e li i proprietari allevavano anche delle pecore e capre e non pochi erano coloro che ogni tanto si recavano a chiedere li del buon latte fresco. mi viene in mente , non so quanto possa essere utile a MaRe, che un giorno chiesi a mi amadre cosa fossero degli strani straccii trovati in un cassetto di un armadio in cantina. mi rispose che si trattava di "SOBBRACASIETTI", si trattava cioè di pezzi di stoffa, con dei lacci che i contadini si mettevano sul piede (legati poco sopra la caviglia fino sa coprire le scarpe) e servivano per evitare che la terra, mentre la si coltivava, andasse a finire dentro le scarpe. non ci dimentichiamo che si era in possesso di un unico paio di scarpe, se andava bene
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MaRe
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1062 Messaggi |
Inserito il - 15/06/2014 : 17:37:13
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Le informazioni sono tutte ben accette!! |
http://www.youtube.com/watch?v=vuKygsysaJM&feature=related Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle. (Albus Silente) |
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