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ELISIR
Utente Attivo
641 Messaggi |
Inserito il - 28/10/2012 : 23:35:42
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Leggendo, spesso capita di soffermarsi su frasi o pezzi particolarmente coinvolgenti. Sarebbe interessante postarli sul forum, per solleticare la curiosità di leggere quel determinato libro e perchè ciò che ci piace dice tanto di noi. Si potrebbe anche lasciare un commento o evidenziare la parte che ha destato in noi sensazioni, emozioni o riflessioni. Io ci provo.
Guardava quella casa, davanti a sé, e pensava alla misteriosa permanenza delle cose nella corrente mai ferma della vita. Stava pensando che ogni volta, vivendo con loro, si finisce per lasciare su di loro come una mano leggera di vernice, la tinta di certe emozioni destinate a scolorare, sotto il sole, in ricordi.
Tre volte all’alba, Alessandro Baricco
...e io aggiungerei, anche alla misteriosa permanenza delle persone nella corrente mai ferma della vita.
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Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo. |
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mentecat
Utente Master
2038 Messaggi |
Inserito il - 31/10/2012 : 18:33:41
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[...]Ogni delusione lascia il segno e consuma ogni volta una porzione della voglia di vivere, abbruttisce e rende più misantropi; ma insegna anche a ricaricare l'ambizione e il desiderio, insegna che per sopravvivere bisogna ritagliare da ogni essere umano ciò che ha di buono, anche se nascosto, per costruire un collage di espedienti affettivi che lieviti la facoltà di crescere e migliori la qualità della vita, insegna che la memoria del passato dovrà essere condita con una buona dose di amnesie terapeutiche per riuscire a gustare il piacere del presente[...]
Questo è un passaggio di un libro di cui sono momentaneamente in possesso e che sto terminando di leggere. Il titolo è "Il cembalo di Caira" e lo scrittore non è famoso come Baricco, ma a qualcuno di noi dovrebbe risultare familiare. Parlo di Biagio Saracino, nativo di Avetrana ed attualmente Dirigente medico presso l'Ospedale di Taranto. Commentare questo passaggio mi sembra superfluo poiché è chiaro il messaggio dell'autore. Tuttavia ci provo. A volte bisogna far leva su una buona dose di black out volontari su ciò che riguarda il passato per poter affrontare con serenità il presente. Esso, il passato, cerca di acciuffarci per capelli in ogni occasione, quindi ci vuole una sorta di vigile con tanto di paletta che diriga i pensieri affinché non entrino in collisione tra di loro. Quel vigile è necessario e non dobbiamo mai metterlo in pensione.
Il libro non dovrebbe essere in vendita perché ormai fuori produzione. La mia copia è stata distribuita dal Gruppo Banca Carige, Agenzia di Avetrana. |
La sanità mentale è un'imperfezione.
Charles Bukowski |
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mezzo marinaio
Utente Attivo
Regione: Puglia
865 Messaggi |
Inserito il - 03/11/2012 : 13:40:23
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Questa discussione merita attenzione. Mi accorgo solo ora, ma vedo che di sguardi ne sono stati dati. Peccato il silenzio. La vita, forse, non è soltanto "pragmaticità, concretezza, ma anche sentimento, riflessione. Predico nel deserto? Devo constatare che i monteparanesi si sono "abbruttiti" parecchio ( secondo il passo riportato da mentecat ), dato che non lasciano un solo spiraglio per far trapelare una carineria, un discorso basato su qualcosa che non si vede e non si tocca. O c'è l'illuminazione ( in tutti i sensi) o la mente si rifiuta di colloquiare. In tutte le maniere qualcuno si è ostinato a scrivere su discussioni meno "tangibili ( pensieri in libertà, topic estemporaneo), ma sono rimasti isolati, come i numeri primi, come sempre. Ora qui Elisir chiede l'immpossibile: cioè richiede che ognuno interroghi la propria anima e ne tragga un pensiero dopo aver letto un passo da un libro. Roba da premi Nobel, Elisir. I forumisti aspettano prima che i numeri primi la smettano di essere lasciati soli ( vedi bilanci del copmune ) e che le " luci si accendino a San Siro" ( vedi illuminazione pubblica ). Allora buonanotte!!! |
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ELISIR
Utente Attivo
641 Messaggi |
Inserito il - 04/11/2012 : 16:17:23
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Grazie mentecat e grazie anche a te mezzo marinaio. Pensavo di aver aperto un topic inutile, invece mi avete rincuorata. |
Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo. |
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killer44
Utente Super
2824 Messaggi |
Inserito il - 14/11/2012 : 20:54:17
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[…] In generale io penso che la cultura moderna ( tipo americano ), della quale il meccano è l’espressione, renda l’uomo un po’ secco, macchinale, burocratico, e crei una mentalità astratta ( in senso diverso da quello che per <<astratto>> s’intendeva nel secolo scorso). C’è l’astrattezza determinata da un’intossicazione metafisica, e c’è l’astrattezza determinata da un’intossicazione matematica. […]
Questo è uno stralcio di una lettera che Gramsci inviò ad una parente il 14/01/1929. Da poco era stato condannato a 20 anni di reclusione poiché Komunista, per dirla in breve. Quello che voglio sottolineare ora è una cosa molto semplice. Cioè trovo corrispondenza tra questo pezzo con quanto da me asserito nella discussione relativa all’amministrazione pubblica a Monteparano, ma anche altrove. Lì scrivevo di numeri freddi, numeri primi e cose similari. Qui, a parer mio, Gramsci tende a sottolineare che la matematica, cioè i numeri in tutte le sue varianti, rende l’uomo privo di fantasia, come una sorta di macchina che è costretta a fare un percorso stabilito coercitivamente. D’altro canto, come si dice, la matematica non è un’opinione. Il libro in questione è “Lettere dal carcere”, di Antonio Gramsci.
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Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.
Nietzsche |
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mezzo marinaio
Utente Attivo
Regione: Puglia
865 Messaggi |
Inserito il - 16/12/2012 : 10:50:28
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Primo Levi Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo [...]
A volte quando leggo i tanti commenti sul Monti sì e il Monti no, sulla ri-discesa in campo di B., sulla calma apparente dell'altro B., mi torna che non vi sono più drammi come quelli evocati da Primo Levi; mi viene in mente anche che esiste una miseria nascosta, più subdola e che, come allora, provoca la disidratazione umana. In proporzione alcuni di noi vivono un dramma che i più, anche su questo forum, conoscono. Le parole che qui si sprecano sembrano come quel fumo che nei lager si alzavano in volo, portandosi appresso le ceneri di quei "non uomini". guardiamoci di fianco e scorgiamo i "non uomini" che ci mandano segnali evidenti. Nessuno vuol guardare la miseria in faccia, specie quella degli altri, forse perché metterebbe troppo in evidenza il nostro benessere, o falso benessere. Scriviamo su internet, ma abbiamo la finestra che viene via; scriviamo su internet, ma abbiamo le stesse calze che vengono lavate di sera e asciugate per il giorno successivo; scriviamo su internet, ma ci sono i creditori dietro la porta; scriviamo su internet, ma ci sono le bolle sull'intonaco che verrebbe voglia di scoppiarle come quando eravamo bambini; scriviamo su internet, ma domani viene il tecnico e ci toglie internet. Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, ricordatevi che c'era qualcuno che ha perso questo privilegio; lo ha perso a causa sua o lo ha perso per causa terzi ( vedi ILVA), ma questo non vuol dire che sono diventati invisibili ai nostri occhi. Cominciamo a cercare di fianco, prima di mandare messaggi al 575** |
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soprano
Utente Medio
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pontiflex
Utente Attivo
Città: Monteparano
747 Messaggi |
Inserito il - 05/01/2013 : 00:55:37
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Il più bello dei mari
Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto.
- Nazim Hikmet |
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pontiflex
Utente Attivo
Città: Monteparano
747 Messaggi |
Inserito il - 06/01/2013 : 12:39:17
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Vorrei segnalare la coinvolgente lettura di un autore contemporaneo, napoletano, Diego De Silva, il quale attraverso il suo più riuscito personaggio, l'avvocato Vincenzo Malinconico, ci regala le seguenti "perle": “Nel pensiero comune la pallacanestro è la massoneria delle persone alte”; “L’uguaglianza è una condizione che va benissimo in relazione agli altri, ma applicata a se stessi è una gran rottura di coglioni”; “Perché è chiaro che la tristezza esiste. E viene quando vuole, un po’ come gli starnuti. Solo che non puoi metterti un maglione addosso per fartela passare”; "Sono abbastanza vecchio da avere capito che non ci sono problemi risolvibili. Se no non si spiegherebbe com'è che non ho mai risolto un problema in vita mia. Né mi pare di avere conosciuto qualcuno che abbia realmente risolto i suoi. I problemi si trascinano, tutto qua, e prima lo capisci meglio è. Per cui non ho bisogno di quattro anni di analisi per riuscire, come si dice, manco poi fosse una scelta saggia, ad accettarmi per quello che sono. Oh, ma fatemi ridere! Accettarti per quello che sei è il contentino che ti dai quando non ti accettano gli altri. Mentre è dagli altri che bisogna essere accettati, e magari anche richiesti. Altro che chiacchiere..." . Una prosa briosa, divertente, autoironica .. e tutt'altro che superficiale. Alcuni libri, più o meno recenti: Non avevo capito niente; Mia suocera beve; Sono contrario alle emozioni (Einaudi). |
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pontiflex
Utente Attivo
Città: Monteparano
747 Messaggi |
Inserito il - 09/02/2013 : 16:37:50
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C'era una volta, là dalle parti di Chissà, il paese dei bugiardi. In quel paese nessuno diceva la verità, non chiamavano col suo nome nemmeno la cicoria: la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole c'era subito una pronto a dire: "Che bel tramonto!" Di sera, se la luna faceva più chiaro di un faro, si lagnava la gente: "Ohibò, che notte bruna, non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano: "Poveraccio, peccato, che gli sarà mai capitato di male?" Se piangevi: "Che tipo originale, sempre allegro, sempre in festa. Deve avere i milioni nella testa". Chiamavano acqua il vino, seggiola il tavolino e tutte le parole le rovesciavano per benino. Fare diverso non era permesso, ma c'erano tanto abituati che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese capitò un povero ometto che il codice dei bugiardi non l'aveva mai letto, e senza tanti riguardi se ne andava intorno chiamando giorno il giorno e pera la pera, e non diceva una parola che non fosse vera. Dall'oggi al domani lo fecero pigliare dall'acchiappacani e chiudere al manicomio. "E' matto da legare: dice sempre la verità". "Ma no, ma via, ma và ..." "Parola d'onore: è un caso interessante, verranno da distante cinquecento e un professore per studiargli il cervello ..." La strana malattia fu descritta in trentatre puntate sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare la curiosità popolare l'Uomo-che-diceva-la-verità fu esposto a pagamento nel "giardino zoo-illogico" (anche quel nome avevano rovesciato ...) in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa. Ma questo non interessa. Cosa più sbalorditiva, la malattia si rivelò infettiva, e un po' alla volta in tutta la città si diffuse il bacillo della verità. Dottori, poliziotti, autorità tentarono il possibile per frenare l'epidemia. Macché, niente da fare. Dal più vecchio al più piccolino la gente ormai diceva pane al pane, vino al vino, bianco al bianco, nero al nero: liberò il prigioniero, lo elesse presidente, e chi non mi crede non ha capito niente.
Gianni Rodari Il paese dei bugiardi |
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Parsifal
Utente Medio
315 Messaggi |
Inserito il - 14/02/2013 : 21:50:43
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Perfetto l'avvocato Malinconico, Pontiflex!
Cambiando decisamente argomento segnalo "Comunità immaginate", di Benedict Anderson. E' un piccolo volumetto abbastanza datato (1983) ma sempre attuale. Forse ora come non mai, o forse come sempre.
Da una recensione: Alla domanda: "Cos’è una nazione?", la risposta di Anderson è allo stesso tempo semplice e carica di implicazioni teoretiche che conducono a una sorta di rivoluzione copernicana nel considerare tutta la questione . Ecco la sua sintetica definizione di una nazione, di tutte le nazioni: «una comunità politica immaginata, e immaginata come intrinsecamente insieme limitata e sovrana» (25) Immaginata poiché non succederà mai che tutti i suoi membri si conoscano personalmente; il contenuto del loro legame, dato il loro numero e l'estensione territoriale della nazione stessa, è necessariamente immaginato, non prodotto da relazioni concrete, a differenza di quanto si suppone accadere in un modello astratto di società tradizionale, in cui le relazioni faccia-a-faccia risultano prevalenti; limitata, perché la nazione è sempre immaginata con dei confini, al di là dei quali vi sono altre nazioni; sovrana, perché il concetto si maturò in epoca illuminista in cui la libertà è stata considerata un grande ideale; infine comunità poiché, malgrado le disuguaglianze e gli sfruttamenti che avvengono al suo interno, la nazione viene vissuta sempre in un clima affettivo informato da un "profondo e orizzontale cameratismo".
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pontiflex
Utente Attivo
Città: Monteparano
747 Messaggi |
Inserito il - 17/02/2013 : 23:01:57
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"Questo posto è bellissimo, è come stare ai tropici". Otto mesi prima di essere ucciso, Walter Tobagi guardò il cielo colorato di rosso e il sole infilarsi lentamente sotto la linea del mare, poi si voltò verso un tipo appena conosciuto e disse poche parole. Dietro di lui c'erano gli impianti industriali e il fumo delle ciminiere, davanti lo spettacolo del tramonto...
Questo stralcio è tratto da un libro appena pubblicato da Besa editore, presentato a Taranto il 1° febbraio scorso dall'autore Tonio Attino, giornalista e scrittore di Taranto. Il titolo è "Generazione Ilva", sottotitolo "La tragica parabola di una terra illusa dall'acciaio, tradita dallo Stato". Ero alla presentazione: l'aula gremita da studenti, professori, operai, sindacalisti, storici, giornalisti, vignettisti (Pillinini) curiosi, e del procuratore Sebastio. Evidente, invece, l'assenza macroscopica (ed ingiustificata) dei politici. Ovviamente, perchè hanno perso una buona occasione per partecipare ad un lungo dibattito che ha visto fronteggiarsi gli ecologisti tout-court ed i fautori della produzione-a-tutti-i-costi. Eppure è la politica (che dovrebbe essere lungimirante, ma dalle nostre parti non lo è mai stata) che ci deve dare le risposte più importanti sul futuro.
Consiglio la lettura dalla prosa semplice, ma affilata ed affidabile per la precisione dei riferimenti storici sui cinquantadue anni di vita dell'acciaieria di Taranto. L'autore, che è nato nel 1960, percorre un parallelo tra la nascita, crescita, sviluppo e declino della fabbrica e della propria generazione (la generazione Ilva, appunto).
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pontiflex
Utente Attivo
Città: Monteparano
747 Messaggi |
Inserito il - 17/07/2013 : 22:03:26
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Se riesci a conservare il controllo quando tutti Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare, O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio, E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina E trattare allo stesso modo quei due impostori; Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite E rischiarle in un colpo solo a testa e croce, E perdere e ricominciare di nuovo dal principio E non dire una parola sulla perdita; Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, E a tener duro quando in te non resta altro Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente, Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro, Se tutti contano per te, ma nessuno troppo; Se riesci a occupare il minuto inesorabile Dando valore a ogni minuto che passa, Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa, E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!
Rudyard Kipling
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mezzo marinaio
Utente Attivo
Regione: Puglia
865 Messaggi |
Inserito il - 16/08/2013 : 18:54:49
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Non mi piacevano i fine settimana. Tutti erano fuori per le strade. Tutti a giocare a ping-pong o a falciare l'erba o a lustrare la macchina o in giro per i supermercati, per i parchi e per le spiagge. Gente dappertutto. Il lunedì era il mio giorno preferito. Tutti tornavano al lavoro e non mi toccava vederli.
(C.Bukowski) |
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mentecat
Utente Master
2038 Messaggi |
Inserito il - 08/09/2013 : 11:03:25
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Non cerco mai di migliorarmi o di imparare qualcosa, rimango esattamente come sono. Non sono uno che impara, sono uno che evita. Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio mondo pazzo; non voglio diventare come gli altri.
Charles Bukowski
Come sono gli altri? |
La sanità mentale è un'imperfezione.
Charles Bukowski |
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mentecat
Utente Master
2038 Messaggi |
Inserito il - 29/09/2013 : 06:33:22
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Tutto è effimero
"Ogni cosa che possiedi è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai."
Chuck Palahniuk, "Soffocare" |
La sanità mentale è un'imperfezione.
Charles Bukowski |
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Enjoy
Utente Master
Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Monteparano
1108 Messaggi |
Inserito il - 01/10/2013 : 01:56:43
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"Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un Uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai."
Sir Bertrand Russel, 1962 |
"Bisogna diventare indifferenti, senza mai chiedersi se la verità sia utile o fatale per qualcuno..." F. Nietzsche
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mentecat
Utente Master
2038 Messaggi |
Inserito il - 05/10/2013 : 17:26:49
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“In ambito pubblico vige il comune senso dell’estetica, vale a dire quel potentissimo inibitore sociale rubricato alla vaga ma inconfondibile voce «Pare Brutto». La caratteristica peculiare del Pare Brutto è che si manifesta all’improvviso sotto forma di dubbio, per cui una cosa (un gesto, un’affermazione, una domanda) anche se non pare ancora brutta ma c’è una minima possibilità che lo diventi, ti fa astenere automaticamente dal farla. É un canone estetico estremamente mobile il Pare Brutto. Non si sa in cosa esattamente consista, ma accidenti se funziona. [...] É una specie di censore invisibile, che cerca di preservarti da figure di merda non gravissime. Semplificando, il Pare Brutto, ovvero il comune senso dell’estetica, potrebbe essere definito come il timore di fare o dire qualcosa di cui potresti pentirti. Per opporti alla sua dittatura devi avere stile, e saperlo. Devi,insomma, avere una gran fiducia in te stesso. Ho appena spiegato la ragione per cui non riesco a oppormi alla dittatura del Pare Brutto.”
Diego De Silva, Mia suocera beve |
La sanità mentale è un'imperfezione.
Charles Bukowski |
Modificato da - mentecat in data 05/10/2013 17:28:34 |
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mezzo marinaio
Utente Attivo
Regione: Puglia
865 Messaggi |
Inserito il - 16/10/2013 : 15:59:11
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" C'è chi sceglie di apparire. C'è chi sceglie di essere. A volte l'apparenza sembra prendere il sopravvento sulla sostanza. Così chi 'appare' sembra felice, disteso, allegro, sereno, indossando la maschera più consona alla situazione. Chi 'è' non necessita di maschere: si veste delle sue emozioni, della sua fragilità, della sua ingenuità e prova a destreggiarsi nel cammino della vita. Il bello è che chi indossa la maschera dell'apparenza quasi mai ha il coraggio di levarsela e guardare negli occhi coloro che sono sempre e comunque sostanza. Sarebbe come guardarsi allo specchio e trovarsi nudi. "
(tratto dal "diario di un viaggiatore solitario") - |
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mezzo marinaio
Utente Attivo
Regione: Puglia
865 Messaggi |
Inserito il - 28/04/2014 : 14:22:54
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| mentecat ha scritto:
[...]Ogni delusione lascia il segno e consuma ogni volta una porzione della voglia di vivere, abbruttisce e rende più misantropi; ma insegna anche a ricaricare l'ambizione e il desiderio, insegna che per sopravvivere bisogna ritagliare da ogni essere umano ciò che ha di buono, anche se nascosto, per costruire un collage di espedienti affettivi che lieviti la facoltà di crescere e migliori la qualità della vita, insegna che la memoria del passato dovrà essere condita con una buona dose di amnesie terapeutiche per riuscire a gustare il piacere del presente[...]
Questo è un passaggio di un libro di cui sono momentaneamente in possesso e che sto terminando di leggere. Il titolo è "Il cembalo di Caira" e lo scrittore non è famoso come Baricco, ma a qualcuno di noi dovrebbe risultare familiare. Parlo di Biagio Saracino, nativo di Avetrana ed attualmente Dirigente medico presso l'Ospedale di Taranto. Commentare questo passaggio mi sembra superfluo poiché è chiaro il messaggio dell'autore. Tuttavia ci provo. A volte bisogna far leva su una buona dose di black out volontari su ciò che riguarda il passato per poter affrontare con serenità il presente. Esso, il passato, cerca di acciuffarci per capelli in ogni occasione, quindi ci vuole una sorta di vigile con tanto di paletta che diriga i pensieri affinché non entrino in collisione tra di loro. Quel vigile è necessario e non dobbiamo mai metterlo in pensione.
Il libro non dovrebbe essere in vendita perché ormai fuori produzione. La mia copia è stata distribuita dal Gruppo Banca Carige, Agenzia di Avetrana.
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La memoria è un mostro: tu dimentichi, essa no. Archivia le cose, ecco tutto. Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, per fartele ricordare, a sua volontà. Credi di avere una memoria. Ma è la memoria che ha te. - John Irving |
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Niedzwiedz
Utente Master
Prov.: Estero
Città: Cracovia
1849 Messaggi |
Inserito il - 16/06/2014 : 13:23:53
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E’ da un po’ che mi frulla in testa l’idea di rileggermi daccapo, per bene, senza la “costrizione” di dover studiare per obblighi scolastici, alcuni classici della letteratura italiana.
Non so voi, ma nel mio caso, forse per via dei programmi scolastici, si leggevano solo brani, più o meno lunghi, di tali classici, mentre le restanti parti erano studiate tramite loro riassunti.
Sono sorti e pian piano cresciuti sensi di poca riconoscenza, di cose cominciate e mai terminate oppure concluse, ma non per bene.
Una delle opere, con le quali mi sento in debito, è I promessi sposi.
Sottolinea la bravura di un autore il saper essere attento lettore della realtà e dell’animo umano. Oltre ad osservare, sa anche descrivere, rivelando quelle costanti che si presentano in ogni luogo e tempo, rivelando l’uomo che è uguale a se stesso sempre e ovunque.
Per questo, il brano che segue non può in fondo sorprenderci per la sua attualità.
"[...]La forza legale non proteggeva in alcun conto l’uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d’impedimento a proferire una condanna: gli squarci che abbiam riportati delle gride contro i bravi, ne sono un piccolo, ma fedel saggio. Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano da’ perturbatori, e d’accrescer le violenze e l’astuzia di questi. L’impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d’alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d’interesse, e con gelosia di puntiglio. Ora, quest’impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire. Potevan ben esse inceppare a ogni passo, e molestare l’uomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione; perché, col fine d’aver sotto la mano ogni uomo, per prevenire o per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario d’esecutori d’ogni genere. Ma chi, prima di commettere il delitto, aveva prese le sue misure per ricoverarsi a tempo in un convento, in un palazzo, dove i birri non avrebber mai osato metter piede; chi, senz'altre precauzioni, portava una livrea che impegnasse a difenderlo la vanità e l’interesse d’una famiglia potente, di tutto un ceto, era libero nelle sue operazioni, e poteva ridersi di tutto quel fracasso delle gride. Di quegli stessi ch'eran deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alla parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela; gli uni e gli altri, per educazione, per interesse, per consuetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime, e si sarebbero ben guardati dall'offenderle, per amor d’un pezzo di carta attaccato sulle cantonate. Gli uomini poi incaricati dell’esecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber però potuto venirne alla fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d’essere abbandonati da chi, in astratto e, per così dire, in teoria, imponeva loro di operare. Ma, oltre di ciò, costoro eran generalmente de’ più abbietti e ribaldi soggetti del loro tempo; l’incarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore, e il loro titolo un improperio. Era quindi ben naturale che costoro, in vece d’arrischiare, anzi di gettar la vita in un’impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorità e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c’era pericolo; nell'opprimer cioè, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa.
L’uomo che vuole offendere, o che teme, ogni momento, d'essere offeso, cerca naturalmente alleati e compagni. Quindi era, in que’ tempi, portata al massimo punto la tendenza degl'individui a tenersi collegati in classi, a formarne delle nuove, e a procurare ognuno la maggior potenza di quella a cui apparteneva. Il clero vegliava a sostenere e ad estendere le sue immunità, la nobiltà i suoi privilegi, il militare le sue esenzioni. I mercanti, gli artigiani erano arrolati in maestranze e in confraternite, i giurisperiti formavano una lega, i medici stessi una corporazione. Ognuna di queste piccole oligarchie aveva una sua forza speciale e propria; in ognuna l’individuo trovava il vantaggio d’impiegar per sé, a proporzione della sua autorità e della sua destrezza, le forze riunite di molti. I più onesti si valevan di questo vantaggio a difesa soltanto; gli astuti e i facinorosi ne approfittavano, per condurre a termine ribalderie, alle quali i loro mezzi personali non sarebber bastati, e per assicurarsene l’impunità. Le forze però di queste varie leghe eran molto disuguali; e, nelle campagne principalmente, il nobile dovizioso e violento, con intorno uno stuolo di bravi, e una popolazione di contadini avvezzi, per tradizione famigliare, e interessati o forzati a riguardarsi quasi come sudditi e soldati del padrone, esercitava un potere, a cui difficilmente nessun’altra frazione di lega avrebbe ivi potuto resistere." |
In certis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas |
Modificato da - Niedzwiedz in data 16/06/2014 13:36:38 |
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